IL LINGUAGGIO DEL PASSAGGIO: FOCUS SULLA COMUNICAZIONE
La pallacanestro è uno sport meraviglioso, ogni suo aspetto incarna un valore.
Il passaggio è un gesto tecnico ed è anche comunicazione allo stato puro, la palla ne è lo strumento. Non serve sapere l’inglese, il francese, l’arabo o il giapponese, con la palla si comunica punto e basta!
La palla è rotonda come il pianeta terra, su di essa appoggiamo le nostre mani. Sulla palla proiettiamo i nostri sogni e le nostre emozioni. Quello che stiamo attraversando in quel preciso istante di gioco.
Hai mai pensato che, quando passi la palla, al tuo compagno passi anche una parte di te?
Energia, emozione, fiducia, la sete di vittoria o anche la tua fatica in quel momento, la titubanza, la mancanza di chiarezza nell’intenzione. Se prendi contatto con questo scenario, puoi correggere consapevolmente il tiro. Passaggio dopo passaggio, la palla può essere caricata di determinazione e di presenza.
Qual è la qualità del tuo passaggio? Che cosa comunica di te? Come potrebbe cambiare? Cosa vorresti che comunicasse?
Pensa ai mostri sacri del basket, che cosa spingeva ciascuno a passare la palla proprio in quel modo? Che cosa comunicavano di sé al mondo?
La palla è strumento e metafora della comunicazione. Ci sono giocatori che sanno comunicare al momento giusto, sanno fare il passaggio nell’istante migliore, senza esitazioni, esprimono in un gesto velocissimo i propri intenti e i propri bisogni.
E quando ricevi? Se non afferri la palla, a quale livello non eri pronto a ricevere il messaggio del tuo compagno?
Ci sono passaggi che attraversano tutto il campo. L’intento del contropiede è di arrivare a canestro il più velocemente possibile. A volte ci si riesce in un passaggio e, nella peggiore delle ipotesi, in tre. Comunicare a queste velocità tra più persone richiede uno stile di comunicazione aperto, empatico, assertivo. Aperto perché è un passaggio imprevedibile e ciascun giocatore deve essere disposto a ricevere in qualsiasi parte del campo si trovi; empatico perché, pur non parlando, i compagni di squadra entrano in ascolto profondo l’uno dell’altro; assertivo perché manifesta e dichiara apertamente il bisogno della squadra – andare a canestro il più velocemente possibile nel minor numero di passaggi possibile- e tutti cooperano a realizzare questo bisogno.
Se si arriva a quattro passaggi, qualcosa non ha funzionato nella comunicazione. C’è stata qualche stonatura. Qualcuno ha parlato troppo, qualcuno si è nascosto, qualcuno ha voluto parlare anche per l’altro e qualcuno forse non ha sentito che era il caso di prendere parte alla conversazione. Tutto in un’azione! Strepitoso, non trovi?
Generalmente si lavora su un fondamentale solo considerando il lato tecnico dei gesti. In realtà per arrivare ad ottimizzare il passaggio non si può prescindere dall’includere la qualità della comunicazione, sia individuale e sia di squadra, a tutti i livelli. Questo vale, a mio avviso, per tutte le fasi di gioco: raggiungo la massima espressione tecnica se includo la consapevolezza del valore corrispondente a quella fase.
Ci hai mai pensato?
Il passaggio che più adoro è quello che attraversa lo spazio aereo tra la linea dei tre punti e il canestro. È come battersi il cinque e subito dopo il petto. È un passaggio spettacolare, veloce, intenso. Quando la palla viene schiacciata nel canestro è come sentire: “È fatta amico! Che bello rivederti! Beccati questa!”.
Molti passaggi mostrano invece che il giocatore è confuso, non sa cosa fare, ha paura o, semplicemente, è abituato a lasciare che sia qualcun altro a fare l’ultima scelta.
Accade la stessa cosa, se ci fai caso, quando nella vita qualcuno non vuole prendersi le proprie responsabilità e magari continua a parlar male dell’altro, ad incolparlo. Puntare il dito è come gettare la palla in tribuna.
Il campo da gioco è un grande palcoscenico dove possiamo osservare tutti i valori dell’essere umano.
C’è chi manifesta dei tratti di sé che forse non riesce ancora a comunicare fuori dal campo da gioco.
La palla diventa un’estensione del proprio cuore: dal cuore alle braccia, dalle braccia alle mani, dalle mani alla palla.
Un passaggio è un valore: è il bisogno di entrare in relazione con l’altro.
Il passaggio, al contempo, è solo uno strumento, sei tu il protagonista, non dimenticartelo mai!
Afferra la palla!
Angelo Cattaneo, Joy Trainer® e Formatore, esperto in Counseling per adolescenti e Counseling sportivo
Se vuoi conoscermi un po’ di più ti riporto una bellissima intervista che mi è stata fatta da Andrea Fasoli
http://www.gptavazzano.org/il-personaggio-del-mese