TRACCIA LA STRADA PER DIVENTARE UN CAMPIONE
Avete mai osservato che cosa racconta il vostro gioco di voi?
Non sto parlando delle ore di allenamento, della perfezione dei fondamentali, della capacità di leggere cosa sta accadendo in campo e di occuparne gli spazi. O meglio, parlo anche di questo ma ad un altro livello. Sia in campo che fuori ci sono delle componenti che, se non vengono incluse, possono vanificare anche le virtù di dedizione e disciplina dell’atleta più motivato che io conosca. Di cosa si tratta lo scopriremo insieme, leggendo la storia di Federico.
Federico è un adolescente di quindici anni innamorato della pallacanestro. Quando lo incontro osservo subito delle grandi abilità tecniche motorie nel giocare uno contro uno ed un grande limite al tiro, su cui ha impostato il suo gioco.
Federico, tra le altre cose si lamenta dei suoi compagni, di come non riesca ad integrarsi nel gioco di squadra e del fatto che giochi -a suo parere- fuori ruolo. Mi confessa che ha una paura pazzesca di sbagliare ed è per questo che continua a passare la palla.
Ha paura di prendersi delle responsabilità e di fare delle scelte.
Ha deciso di essere di supporto alla squadra, continuando a passare la palla e mettendosi al servizio. Nonostante percepisca a qualche livello che si sta tradendo, non riesce a fare diversamente.
Il gioco di Federico non è frutto di una scelta libera, bensì di una reazione a un blocco emotivo.
L’emozione viene sentita nel corpo attraverso specifiche sensazioni fisiche, che si attivano in un momento specifico. Le reazioni emotive sono le strategie che la mente mette in atto per mantenere in equilibrio il sistema interno di credenze.
Tutto questo meccanismo interno non è noto a Federico.
Il suo gioco è lo specchio di un conflitto emotivo irrisolto, congelato, trattenuto.
La stessa cosa accade a tutte le persone che escludono i propri vissuti emotivi. Credono di agire sulla base del proprio “carattere” ed invece sono in balìa delle proprie reazioni a emozioni e sensazioni sentite che non sanno come sciogliere e trasformare. Il gesto tecnico, la coordinazione e la concentrazione possono migliorare quando il piano emotivo è incluso e “allenato” al pari delle altre abilità. É così che si agisce più velocemente sull’intensità del conflitto interno.
Federico mi racconta di come la paura di sbagliare si attivi quando scende in campo.
Parlando con lui riesco a evidenziare il collegamento tra la sua paura di sbagliare e il conflitto che vive tra il tema della libertà e il tema della responsabilità. “Essere responsabili significa giocare per la squadra. Essere liberi significa giocare per se stessi.” E qui arriva il tranello della credenza: “Se il mio gioco è libero e sbaglio qualcuno sicuramente mi criticherà.”
Da dove è nata questa credenza? Come ha influenzato il suo gioco?
Federico si è sempre allenato parecchio, le sue abilità tecniche sono migliorate ma fino a un certo punto. C’è una soglia infatti, la soglia generata dal fatto che non sia più disposto a sentire il disagio emotivo nel corpo. La via di fuga è stata creare uno stile di gioco che gli permetta di sentire meno il conflitto che vive giocando “libero”. Cerca di affrontarlo ma quando lo sente il suo gioco si irrigidisce e si chiude. E anche quando ha la possibilità di fare qualcosa di diverso, ripete l’unica cosa che apparentemente lo fa stare in equilibrio: passare e poi, forse, tirare.
Tira e sente tra le mani il peso delle sue emozioni non trasformate. Prendere in considerazione il suo pezzo forte e viverlo fino in fondo è troppo da gestire, per questo abbandona ciò che sa fare meglio.
Quale sarebbe il vero gioco di Federico se lui fosse libero dentro?
Che cosa accadrebbe di diverso, di nuovo?
Abbiamo cercato la risposta insieme, trasformando il conflitto che percepiva nel corpo attraverso l’utilizzo di tecniche di counseling e tecniche energetiche di libertà emotiva. In poche sessioni sono cambiate le sensazioni fisiche, le emozioni, il suo sistema di credenze ed è aumentata considerevolmente la consapevolezza delle proprie potenzialità. All’apparenza lo stile del suo gioco non è stato rivoluzionato, tuttavia, poiché è cambiato l’intento di ogni gesto e la libertà interiore con cui può compierlo, i risultati sono assolutamente nuovi.
Se vuoi provare anche tu ad andare nel mondo in modo nuovo e a giocare il gioco della vita, mettendo in campo tutte le tue risorse, inzia a chiederti:
• Cosa mi condiziona?
• Quando reagisco, da quale sensazione spiacevole mi sto allontanando?
• Se fossi libero da questa sensazione, farei la stessa scelta?
Se vuoi condividere le tue risposte con me, scrivimi!