CREDICI!
Che cosa immaginavi di fare quando eri adolescente?
Ognuno di noi è in cerca della propria direzione e l’adolescenza è il momento in cui siamo chiamati a fare le prime scelte importanti, a livello scolastico e sportivo.
Ogni adolescente ha un sogno e anch’io ne avevo uno.
Parto da questa foto, perché è da qui che tutto è incominciato.
Avevo 19 anni e facevo il preparatore fisico in una squadra femminile di A2: il Fanfulla Lodi.
Incominciai a 15 anni ad allenare i bambini del minibasket nel mio paese. All’epoca praticavo atletica leggera -400 mt a ostacoli- e pallacanestro. Studiavo la mattina presto, sveglia alle 4 am due/tre volte a settimana per poter avere due ore e mezza di tempo prima di andare a scuola, più un’ora al pomeriggio. Una volta i film in prima serata finivano alle 22:30 precise e io mi fiondavo a nanna. Mi allenavo cinque giorni su sette, il sabato e la domenica erano i momenti della gara e della partita.
Cosa volevo fare da grande? Allenare la Nazionale di Basket naturalmente!
Allora non avevo certo gli strumenti che ho adesso. Eppure con naturalezza visualizzavo ogni giorno un incontro che avrebbe cambiato la mia vita. Sentivo nel corpo un’emozione grandissima: mi vedevo scendere dalle tribune del palazzetto di Milano e parlare con il capo allenatore dell’Olimpia, che allora era Marco Crespi (oggi allenatore della Nazionale femminile). Così, un pomeriggio del 1999, scesi dalla tribuna del Palalido per davvero. Mi presentai a Bogdan “Boscia” Tanjevic, capo allenatore della Nazionale, e a Marco Crespi, vice allenatore della Nazionale e capo allenatore dell’Olimpia Milano.
Toccai le spalle di entrambi, si girarono. Mi presentai e anche loro fecero lo stesso. Poi mi diedero le spalle di nuovo. Ero sul punto di andarmene ma dentro di me una voce forte e chiara mi disse: “Credici!”. “Mi spiace, dovrò disturbarvi ancora: io sono qui con un intento preciso!” -pensai.
Toccai la spalla a Marco, si girò. “Io desidero più di ogni altra cosa allenare a Milano!” dissi guardandolo negli occhi e gli diedi il mio numero di cellulare. Mi infilai nello spogliatoio della Nazionale e provai un’emozione fortissima. Mi feci fare dediche e autografi da tutti.
Era l’anno in cui la Nazionale disputava l’Europeo. Lo vinse. Vinsi anch’io. A settembre iniziai ad allenare a Milano nelle giovanili. Conobbi dal vivo Dan Peterson e tanti giocatori. Fu un anno interessante ma non ero pronto a tutto questo dal punto di vista emotivo. Lo sentii e mi rispettai. L’anno successivo mi fecero una bellissima proposta di collaborazione, la rifiutai.
A volte arriviamo dritti in meta ma se non abbiamo trasformato la paura del successo – sì, proprio del successo – potrebbe essere molto difficile sentire di meritare quello che abbiamo ottenuto. Sono caduto più volte, mi sono rialzato, ho sbagliato direzione, ho cambiato rotta, ho chiesto aiuto, ho dato sempre e comunque ascolto alle mie intuizioni, tenendo fede ai miei valori. A volte sono stato nel posto giusto al momento giusto ma la mia idea che tutto si dovesse ottenere con fatica mi ha fatto dubitare. – Ne parlo nel mio libro.-
La morale?
Credere in se stessi è il primo passo.
Agire è il secondo passo.
Sentire che siamo nati con il diritto di essere felici e di portare nel mondo i nostri talenti è il terzo.
Per poter modellare nella realtà il nostro sogno, per poter manifestare tutti questi passi, occorre prima di tutto trasformare i nostri ostacoli interni. Per questo ho scelto di fare il Joy Trainer® per aiutare anche te a trovare il tuo giusto posto nel mondo.
Veramente affascinante constatare come ci siano persone che pur raggiungendo un obiettivo si possano sentire “fuori posto”.
Sono contento che ci sono persone come te, che aiutano altre persone a trovare la giusta strada, facendo capire che se un obbiettivo è troppo difficile, è perché magari bisogna fare due passi “indietro”.
Questo genera consapevolezza delle proprie caratteristiche e attitudini ed è per questo che queste persone potranno riprovare ed arrivare al loro obbiettivo.
Ti ringrazio per tutto quello che hai insegnato a me, e non è poco, sono diventato più uomo, e ho capito come gestire le mie caratteristiche e attitudini al meglio.
I frutti si vedono e infatti sono in debito, ti porterò fuori a mangiare una pizza.
Ps: Sto dimostrando a qualcuno che conosci bene che non serve stare via dalla mattina alla sera a lavorare per arrivare dove voglio arrivare, presumo che l’abbia capito anche lui… Kiss
Ciuppa❤?